Il percorso

Nel settembre 2005, a Roma, si tenne un convegno promosso dal quotidiano il manifesto con la collaborazione di Sergio Cesaratto e Riccardo Realfonzo, dal titolo “Rive Gauche. Critica della politica economica” (atti pubblicati da a cura di Cesaratto-Realfonzo per la Manifestolibri, 2006). Vi si chiamava a raccolta il mondo dell’economia politica critica, allo scopo di riprendere idealmente le fila di un dialogo interrottosi in un noto convegno tenutosi a Pavia nel lontano 1978, ma soprattutto per mettere in luce la concreta attuabilità di una linea di indirizzo di politica economica progressista. Il convegno rappresentò un momento di confronto tra economisti e politici sui principali nodi della politica economica europea e nazionale. In particolare, venne avanzata la proposta di stabilizzare anziché abbattere il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. A seguito del convegno tale proposta ha iniziato a suscitare un crescente interesse in sede politica, raccogliendo il sostegno di numerosi esponenti dei partiti e dei sindacati. Nel luglio 2006, su iniziativa di Riccardo Realfonzo in collaborazione con Bruno Bosco, Emiliano Brancaccio e Roberto Ciccone, venne quindi promosso l’appello degli economisti “Non abbattere il debito pubblico ma stabilizzarlo e rilanciare il Paese”, pubblicato il 16 luglio 2006 sul quotidiano il manifesto (tutti i materiali sul sito www.appellodeglieconomisti.com). L’appello si proponeva come alternativa al primo Documento di programmazione economica e finanziaria del governo Prodi, fondato invece sull’obiettivo di abbattere il debito pubblico di circa dieci punti di Pil e sul raggiungimento del pareggio di bilancio. Ispirato dall’obiettivo di voltare pagina rispetto alle politiche restrittive e liberiste degli anni Novanta, e di liberare risorse in condizioni di piena sostenibilità finanziaria per rilanciare lo sviluppo e garantire l’equità, l’appello raccolse in pochi giorni un centinaio di adesioni tra gli economisti, tra cui le firme dei più autorevoli esponenti italiani dell’economia politica critica. Nei mesi successivi l’iniziativa degli economisti riscosse un notevole successo presso i media nazionali, ed ottenne pure l’esplicito sostegno di numerosi esponenti politici e di alcuni membri del governo in carica. La linea di indirizzo dell’esecutivo tuttavia non subì alcuna modificazione di sorta, mantenendo il profilo restrittivo annunciato dal Dpef. E anche sui versanti delle politiche industriali e del lavoro, nessuna modifica sostanziale parve mai emergere rispetto agli orientamenti degli anni precedenti. Nell’ottobre del 2007 molti degli economisti che avevano dato vita all’iniziativa “Rive Gauche” e all’appello per la stabilizzazione del debito si ritrovarono insieme in un nuovo convegno, intitolato “L’economia della precarietà” (atti pubblicati a cura di Leon-Realfonzo per la Manifestolibri, 2008). In esso le tesi degli economisti sostenitori delle politiche restrittive e liberiste vennero sottoposte a una lunga e approfondita serie di critiche, sia di ordine teorico che empirico. Si mise in discussione l’abitudine di parlare di crisi dei conti pubblici senza alcun riguardo al fatto che queste vengono spesso sollecitate dalle crisi dei conti esteri. Si evidenziò l’inconsistenza di qualsiasi correlazione tra flessibilità del lavoro ed aumento dell’occupazione e che, per contro, la precarietà incide negativamente sul livello dei salari, non determina di per sé nessun aumento della produttività e può perfino retroagire negativamente sui livelli di occupazione. Vennero evidenziate le negative ricadute delle privatizzazioni, sia sul piano sociale che strettamente economico. Si discussero inoltre le difficoltà incontrate dal governo Prodi, e soprattutto dalle forze progressiste al suo interno, a causa della adozione da parte del governo di una linea di politica economica restrittiva e sostanzialmente liberista: triste presagio della pesante sconfitta elettorale della primavera 2008.

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