Output potenziale vs piena occupazione: implicazioni per l’economia italiana di un cambio di paradigma

Nel 2024 sono state introdotte nuove regole fiscali a cui gli Stati dell’Unione Europea devono conformarsi. Tali regole, tuttavia, appaiono nella sostanza molto simili alle precedenti e non sembrano risolvere i limiti già evidenziati dall’European Fiscal Board (2019). Oltre a discutere criticamente queste nuove regole, il presente contributo testa l’effetto di una politica alternativa, orientata al raggiungimento di un basso tasso di disoccupazione, sulle principali variabili di finanza pubblica rilevanti per le valutazioni della Commissione europea. Il caso di studio riguarda l’Italia, scelta sia per il peso della sua economia sia per il ruolo paradigmatico nell’esperienza di austerità, e che, quindi, riteniamo sia meritevole di un’analisi approfondita.

La spesa pubblica sanitaria italiana

Considerato il grado di correlazione tra la tutela ambientale e la salute umana, con uno sguardo rivolto al nostro paese, lo studio intende analizzare i diversi aggregati che compongono la spesa sanitaria nazionale nonché l’ammontare delle ripartizioni di suddetta spesa tra le regioni del nord e del centro Sud Italia e come, tale distribuzione, incida sul grado di convergenza tra domanda e offerta e di conseguenza, anche sulla performance del servizio sanitario nazionale. Dai dati raccolti finora, emerge come le attuali condizioni del servizio sanitario italiano rappresentino il risultato di dinamiche economiche congiunturali, nel tempo acutizzate, che hanno determinato lo sviluppo di un servizio sanitario nazionale differenziato tra regioni del nord e del Sud Italia rispetto, ad esempio, al grado di accessibilità o alla qualità del servizio erogato. Tale condizione di disparità non ha fatto altro che incentivare, uno fra tutti, il c.d. fenomeno della migrazione sanitaria che, per l’anno 2023 vale circa 4,6 miliardi di euro, portando i conti economici di alcune regioni in deficit.

Assicurare il futuro: il sistema obbligatorio contro i disastri naturali in Italia

Il crescente impatto economico degli eventi naturali estremi in Italia e in Europa impone una riflessione sul ruolo delle politiche pubbliche e degli strumenti assicurativi nella gestione del rischio. Il nuovo sistema italiano di assicurazione obbligatoria per le imprese, introdotto con la Legge di Bilancio 2024, rappresenta una innovazione nel panorama nazionale. Questo articolo analizza le principali caratteristiche del provvedimento, ne discute le implicazioni economiche e istituzionali, e lo colloca nel quadro più ampio delle esperienze internazionali in materia di gestione assicurativa dei disastri naturali.

Come e perché potenziare la pubblica amministrazione italiana

The aim of this paper is twofold: (i) to highlight the macroeconomic benefits of strengthening public administration, with particular reference to the provision of welfare goods and services; and (ii) to propose finding resources for its financing through the rationalization of the system of tax incentives provided to the private sector, in view of the main findings of the available empirical evidence attesting to their ineffectiveness with regard to employment impacts and their redistributive effects to the detriment of wage labor and the South.

Spesa pubblica e salari più alti per ridurre il dualismo territoriale in Italia

L’atavico dualismo economico tra Nord e Sud Italia è stato tradizionalmente combattuto con politiche economiche dal lato dell’offerta. Flessibilità salariale e occupazionale, deregolamentazioni e incentivi alle imprese sono tra le più citate misure alla base di queste prescrizioni di policy, ben rappresentate nell’ambito dell’Unione europea dalle periodiche country specific recommendation della Commissione.

Il sistema bancario in Italia … oltre il pollo a testa di Trilussa

Si è ridotto il rischio di credito del sistema bancario in Italia? Questo sembrerebbe emergere dall’ultima Relazione della Banca d’Italia (2022), sui dati medi. Ma se guardiamo ad una classificazione più granulare degli intermediari finanziari che operano in Italia (limitatamente alle banche commerciali con attivo superiore ai 50 milioni di euro), il quadro che emerge non è così tranquillizzante, né in termini di rischio, né di fondamentali che possono amplificare/contenere il rischio, quali redditività ed efficienza operativa, scarsamente soddisfacenti. Lo studio, su un campione di 300 banche commerciali che operano in Italia, individua cinque profili di rischio/performance molto differenziati tra loro: il dato medio (il pollo a testa di Trilussa), dal punto di vista della stabilità del sistema e di tutela dei risparmiatori (e dei contribuenti tutti) ha rilevanza pratica molto limitata

economiaepolitica.it utilizza cookies propri e di terze parti per migliorare la navigazione.