L’Economia della Previdenza Sociale in un modello di circuito monetario

Dinanzi alle problematiche di sostenibilità dei tradizionali sistemi previdenziali, la maggior parte dei policy makers propone l’espansione dei sistemi a capitalizzazione pre-finanziati e la progressiva privatizzazione del sistema pensionistico. Dal punto di vista della teoria economica, però, le analisi che si celano dietro soluzioni simili si fondano su poco realistiche ipotesi neoclassiche ed, inoltre, tendono anche a trascurare i feedback che esistono tra i meccanismi di distribuzione dei sistemi previdenziali e l’economia nel suo complesso. In questo paper, seguendo invece la tradizione italiana della teoria del Circuito Monetario, proponiamo un’estensione del modello pensato da Augusto Graziani al fine di includervi anche i sistemi pensionistici ed i loro effetti reali e finanziari. Il framework teorico proposto evidenzia infatti il ruolo dei meccanismi distributivi previdenziali per il mondo della finanza e svela anche i rischi macroeconomici finanziari che i fondi pensione gestiti dalle grandi società finanziarie possono avere nei Paesi finanziariamente più deboli come l’Italia. Il modello, inoltre, dimostra che ciò di cui più necessitano i sistemi pensionistici è semplicemente una lungimirante politica economica in grado di incrementare crescita e produttività, combinata con una politica di distribuzione del reddito pro-labour.

Inflazione da profitti e politica monetaria

Con un’affermazione che è rimasta famosa nella letteratura economica, Milton Friedman una volta disse che l’inflazione è sempre e ovunque un fenomeno monetario. Egli ammise che altri fattori possono avere conseguenze inflazionistiche nel breve periodo, ma affermò che devono necessariamente verificarsi aumenti della quantità di danaro in circolazione perché possa aversi una tendenza sostenuta all’aumento generalizzato dei prezzi.

Spesa pubblica e salari più alti per ridurre il dualismo territoriale in Italia

L’atavico dualismo economico tra Nord e Sud Italia è stato tradizionalmente combattuto con politiche economiche dal lato dell’offerta. Flessibilità salariale e occupazionale, deregolamentazioni e incentivi alle imprese sono tra le più citate misure alla base di queste prescrizioni di policy, ben rappresentate nell’ambito dell’Unione europea dalle periodiche country specific recommendation della Commissione.

I costi e le prospettive della guerra di logoramento in Ucraina

Ormai è chiaro che il conflitto russo-ucraino ha assunto le caratteristiche di una tipica guerra di logoramento, in cui la vittoria (se di vittoria si può parlare) è riservata alla parte che resisterà di più sul piano delle risorse umane e materiali. Secondo alcune stime (ed è difficile farne con la guerra in corso, quando le informazioni sono in gran parte manipolate dalla propaganda) il costo mensile della guerra per Russia, Ucraina e le nazioni che sostengono l’Ucraina si aggirerebbe intorno ai 25 miliardi di dollari.

La povertà energetica a Roma: un’analisi dei consumi di energia elettrica nelle 155 Zone Urbanistiche

In questo saggio affrontiamo il tema dei consumi energetici nelle 155 zone urbanistiche di Roma. I consumi più elevati sono nella città ricca e nella città- campagna. I consumi più bassi sono invece nella città compatta (sia perché gli alloggi hanno mediamente dimensioni minori, sia perché l’edilizia di tipo intensivo riduce il fabbisogno energetico) e nella città del disagio. Il massimo risulta nelle ville dell’Appia Antica nord e di Grottarossa ovest mentre i consumi più bassi nelle zone popolari di Centocelle e Torpignattara. La fonte dei dati anno 2021 è Areti la Società di distribuzione dell’Acea e comprendono i consumi e le utenze sia domestiche che non, indipendentemente dal fornitore di energia con cui si è stipulato il contratto.

I limiti dello sviluppo turistico nel Mezzogiorno: il caso della Provincia di Lecce

In questo articolo è stato trattato il cambiamento strutturale dell’economia della provincia di Lecce negli ultimi decenni e le criticità del settore turistico. Con riferimento a quest’ultimo aspetto, si è messo in evidenza che il turismo non genera crescita e che è semmai lo sviluppo locale a essere un prius rispetto all’aumento degli afflussi. Il settore è anche caratterizzato da stagionalità e retribuzioni molto basse. Il passaggio dalla produzione di tabacco alla monocultura dell’olio al turismo conferma, tuttavia, per questa area la scarsa propensione all’accumulazione di capitale e il suo essere zona periferica nell’ambito dello sviluppo capitalistico globale.

L’euro una valuta solo ‘regionale’

La nota che segue analizza i dati della modesta performance dell’euro quale valuta di riserva internazionale (IC) e, dunque, la sua del tutto parziale capacità di risultare uno strumento di pagamento e di riserva di valore alternativo al dollaro statunitense. La nostra nota non ha dunque ambizioni interpretative delle mutazioni che intercorrono tra le principali valute. Ben profondi sono i sommovimenti storici che portano a variazioni del paradigma monetario internazionale.

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