Era il 1977 quando, sotto il sindaco Carlo Giulio Argan, Roma si dotava di un nuovo strumento di lettura del territorio attraverso le 165 zone urbanistiche approvate grazie alla Delibera n. 2982 del 29/30 luglio 1977 del Consiglio Comunale di Roma [1]. L’obiettivo era semplice: comprendere e conoscere meglio una città già allora complessa, per poter pianificare con maggiore efficacia gli interventi sul territorio. Con la separazione del Comune di Fiumicino nel 1992, le zone divennero 155 (Tabella 1).
Tuttavia, in quasi mezzo secolo, Roma ha vissuto trasformazioni profonde che rendono oggi necessario ripensare radicalmente quella mappa.
Il dato più evidente è la progressiva espansione della popolazione verso l’esterno. Anche se il numero complessivo di abitanti è rimasto relativamente stabile, sempre più persone risiedono in quartieri cresciuti fuori o ai margini del Grande Raccordo Anulare. In questi territori, spesso nati senza un vero piano urbanistico, si concentrano giovani famiglie che vivono in condizioni di fragilità, aggravate dalla carenza di trasporti, scuole, centri culturali e servizi di prossimità [2] [3]. Per leggere e affrontare questa nuova realtà urbana, si è deciso di costruire una geografia aggiornata, capace di restituire la vera articolazione della Capitale. Un passo reso necessario anche per applicare concretamente il concetto di “città dei 15 minuti”, che propone una visione urbana basata su prossimità e accessibilità dei servizi essenziali. [4] [5]
Una mappa fondata sull’esperienza dei territori
Il lavoro sulla nuova mappatura è iniziato a dicembre 2021 con una nota formale inviata dall’Assessorato al “Decentramento, partecipazione e servizi al territorio per la Città dei 15 minuti” ai 15 Municipi di Roma Capitale. In questa comunicazione si chiedeva a ciascun Municipio di indicare i quartieri che, secondo la percezione locale, potevano essere considerati parti costitutive del proprio territorio. Presidenti, assessori e tecnici municipali sono stati coinvolti nel processo, contribuendo a delineare un primo elenco basato sulla percezione collettiva e sull’identità storica. Il risultato? Sono state individuate 315 aree: 293 quartieri e 22 rioni, con un aumento significativo rispetto alle 165 zone urbanistiche del 1977, in particolare nelle aree periferiche oggi più densamente popolate [6]
Nel novembre 2023 si è conclusa una prima fase del lavoro, con l’istituzione di un tavolo permanente che coinvolge le tre università pubbliche romane, l’Istat e gli uffici di Roma Capitale. Questo gruppo ha il compito di validare le proposte emerse, approfondire l’analisi territoriale e definire i confini con rigore scientifico.
Dati, mappe e confini: tecnologie digitali e planimetrie storiche
Il lavoro, avviato a partire dalle informazioni raccolte dai Municipi, si è sviluppato attraverso un uso avanzato del GIS (Geographical Information System), che ha permesso una lettura accurata dei cambiamenti territoriali avvenuti negli ultimi decenni. Le fonti utilizzate sono state molteplici: dai dati Istat sui nuclei abitati alle vecchie mappe catastali, dalle segnalazioni municipali alle planimetrie storiche, dai piani edilizi fino alle aree abusive.
Ogni quartiere è stato disegnato in modo da ricadere interamente all’interno di un singolo Municipio ed è costituito da un insieme omogeneo di sezioni censuarie.
Il lavoro ha portato anche alla definizione di nuovi toponimi, frutto non solo dell’attività del gruppo tecnico-scientifico, ma anche di momenti di confronto con la cittadinanza. In più occasioni, le discussioni tra i residenti sono state vivaci: da un lato chi si riconosceva in un nome storico, dall’altro chi, soprattutto tra i più giovani, identificava il quartiere con la fermata della metropolitana più vicina. Emblematico è il caso di Furio Camillo/Alberone, nel Municipio VII, dove la scelta del nome ha suscitato un acceso dibattito.
Una città che cresce oltre il centro
La nuova geografia urbana, ancora provvisoria e aperta al confronto, restituisce l’immagine di una Roma articolata in 327 quartieri e 22 rioni (Tabella 2). È un numero che riflette l’estensione della città ben oltre il GRA, dove oggi si trovano 130 quartieri, contro le sole 48 zone urbanistiche del 1977. In queste aree la popolazione è quasi raddoppiata dal 1981, passando da circa 410.000 a oltre 780.000 persone.
La crescita risulta particolarmente visibile nei municipi VI e IX, dove la popolazione soprattutto nelle aree extra GRA negli ultimi anni è aumentata notevolmente e dove sono emersi rispettivamente 27 e 21 nuovi quartieri rispetto alla suddivisione precedente.
Nel Municipio I si è invece deciso di valorizzare i 22 rioni storici, abbandonando la definizione generica di “Centro Storico”, per riconoscere le peculiarità storiche e culturali di ciascuna area.
Tabella 1: Zone Urbanistiche, Quartieri e Rioni di Roma Capitale

Le zone funzionali: un altro volto della città
A fianco dei quartieri, sono state individuate 104 zone funzionali, cioè porzioni di territorio non residenziali, ma con funzioni specifiche: aree agricole, parchi, università, impianti sportivi, fiere, cimiteri monumentali, poli industriali, ecc. Queste zone, che occupano oltre il 42% del territorio comunale, sono state mappate separatamente per meglio riconoscerne il ruolo nella vita cittadina.

Verso una nuova Roma policentrica
Il percorso non si conclude qui. Nei prossimi mesi, i materiali prodotti, mappe, dati e analisi, saranno resi pubblici attraverso il portale istituzionale di Roma Capitale, al fine di raccogliere contributi e osservazioni da parte della cittadinanza. Il lavoro mira non solo a delineare una mappa sempre più aderente alla realtà urbana, ma anche a costruire una nuova visione della città, fondata su inclusione, prossimità e pari opportunità territoriali.
La Roma del futuro sarà sempre meno centrata su un solo nucleo urbano e sempre più policentrica, con una rete di quartieri, anche periferici, che diventano protagonisti della vita cittadina. È qui che vivono migliaia di famiglie, spesso lontane da servizi e opportunità, e che oggi rivendicano attenzione e investimenti: dai trasporti ai mercati rionali, dai centri sportivi agli spazi pubblici, fino a un’offerta culturale e formativa che consenta di vivere appieno il proprio territorio.
Allo stesso tempo, i rioni del centro storico soffrono l’effetto dell’overtourism, con lo spopolamento residenziale e il declino del commercio tradizionale. Serve una strategia che sostenga la rigenerazione sociale ed economica di questi luoghi, favorendo un turismo più sostenibile e rispettoso delle comunità locali.
Infine, la connessione tra le diverse parti della città è una priorità assoluta. Servono investimenti in mobilità sostenibile, nuovi tram, trasporto pubblico efficiente e una governance più articolata e coordinata. I municipi devono essere rafforzati per rispondere meglio alle esigenze dei territori, sostenendo politiche innovative in ambito abitativo, culturale, sociale e partecipativo.
La nuova mappa di Roma non è un punto di arrivo, ma un processo aperto. Un cantiere urbano in continua evoluzione, che nasce per leggere meglio la complessità della Capitale e accompagnarla nelle trasformazioni future.
Non si tratta solo di ridefinire i confini o aggiornare una rappresentazione cartografica: è un atto politico e culturale, che riconosce valore e identità a ogni quartiere, a ogni comunità, anche quelle più periferiche o di recente formazione. È un passo necessario per costruire una città più giusta, inclusiva e sostenibile, dove le opportunità non siano concentrate in pochi luoghi ma distribuite in modo più equo.
Ma il percorso è tutt’altro che concluso. I materiali raccolti, le mappe prodotte e le analisi condotte sono solo l’inizio di un lavoro più ampio, che continuerà nei prossimi mesi grazie al confronto con istituzioni, studiosi, tecnici e cittadinanza. Ogni osservazione, ogni contributo sarà prezioso per migliorare, integrare, correggere.
In questo senso, la nuova mappa è lo specchio di una città che vuole conoscersi meglio per potersi trasformare. Una Roma che abbandona l’idea di un centro unico e si riconosce come una rete di luoghi interconnessi, di quartieri vitali, di storie che meritano attenzione.
Il cantiere resta aperto. Perché la Roma che verrà, più vicina, più connessa, più giusta, è ancora tutta da costruire.
Allegati
- Tabella 1 | Roma 1977: 155 Zone Urbanistiche
- Tabella 2 | Roma 2025: 327 Quartieri e 22 Rioni
- Tabella 3 | Le Zone Funzionali
Bibliografia
[1] Comune di Roma (1977) Delibera del Consiglio Comunale n. 2982 del 29/30 luglio 1977.
[2] Lelo, K, Monni, S., Tomassi, F. (2019) “Le mappe della disuguaglianza. Una geografia sociale metropolitana“. Donzelli Editore, Roma.
[3] Lelo, K, Monni, S.,Tomassi, F. (2021) “ Le Sette Rome. La capitale delle disuguaglianze raccontata in 29 mappe”. Donzelli Editore, Roma.
[4] Moreno, C.; Allam, Z.; Chabaud, D.; Gall, C.; Pratlong, F. (2021) Introducing the “15-Minute City”: Sustainability, Resilience and Place Identity in Future Post-Pandemic Cities. Smart Cities, 2021, 4, 93–111.
[5] Moreno, C. (2024) La Città dei 15 Minuti. Per una Cultura Urbana Democratica, ADD Editore: Torino.
[6] Catarci, A., Monni, S. (2024) ” Come cambia Roma. Una analisi preliminare condotta con i municipi di Roma Capitale“, in eticaeconomia, 14 maggio 2024.