Una lotteria per il futuro del Paese

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A strategy often used to deal with the problem of tax evasion is the use of national lotteries. Examples are found in countries like Taiwan, China, Slovakia, Malta and Portugal. This article presents a proposal for Italy which is half-way between a fiscal lottery and tax reductions of part of the costs incurred.

L’evasione fiscale e il contrasto d’interessi

Uno dei principali problemi dell’Italia è rappresentato dall’evasione fiscale. L’Istat stimava, tra il 2000 e il 2008, un valore dell’economia sommersa compresa tra 255 e 275 mld di €[1]. I dati sul tax gap dicono che, dal 2001 in poi, sono circa 90 i mld di imposte che annualmente non vengono incassati dall’erario[2].

Il venir meno di queste entrate distorce il carico fiscale che finisce col pesare sulle risorse più facilmente individuabili, quali i redditi da lavoro dipendente e le pensioni.

Alleggerire il fisco sui redditi, a scapito di quello su immobili e consumi, potrebbe essere una soluzione. Quando si parla di imposta sui consumi, il problema dell’evasione, però, riemerge: se il venditore propone all’acquirente una merce ad un prezzo al netto dell’Iva, quest’ultimo ha certamente una convenienza ad accettare la proposta, con, in più, l’occultamente al fisco dei ricavi del venditore.

La strada generalmente percorsa per ovviare a questi inconvenienti è quella del contrasto d’interessi. Rendere conveniente l’acquisto di un bene/servizio al lordo di Iva e accise (attualmente, in Italia, ciò accade in ambiti quali ristrutturazioni edilizie, eco bonus, etc.), permettendo di detrarre una parte della spesa, spinge l’acquirente a pagare la prestazione/il bene a prezzo pieno (Iva compresa), per poter così usufruire di un vantaggio fiscale.

È però vero che, in mancanza di obblighi relativi all’indicazione del nominativo del soggetto che ha emesso la ricevuta, il reddito di chi ha realizzato la prestazione potrebbe comunque restare sconosciuto al fisco.

Altro limite all’attuale sistema di agevolazioni fiscali è quello di essere limitato ad alcuni settori che, seppur particolarmente soggetti all’evasione, costituiscono pur sempre una parte circoscritta dell’economia italiana.

Le lotterie contro l’evasione fiscale

Una strategia spesso utilizzata per fronteggiare il problema dell’evasione, facendo leva sul principio del contrasto di interessi, è quella di realizzare delle lotterie.

Già dagli anni Sessanta, il governo di Taiwan ha abbinato agli scontrini fiscali una lotteria pubblica. Su ogni scontrino fiscale emesso è stampato un numero generato automaticamente. Esso diventa, così, un biglietto della lotteria.

Un sistema simile è stato adottato anche in Cina. Il governo ha realizzato un esperimento su larga scala, avviando il progetto in alcuni distretti e in alcune città, come Pechino, Shanghai e Tianjin. I risultati sono stati sorprendenti: nelle aree in cui era presente la lotteria, il livello di tassazione al consumo era del 17,1 % più alto rispetto al resto del paese; il gettito fiscale totale è aumentato del 10,4 %.

Anche in Europa alcuni governi hanno deciso di seguire questa strada: in Portogallo, i possessori di scontrini fiscali (factura da sorte) possono partecipare all’estrazione settimanale di un’auto di lusso; in Slovacchia gli scontrini diventano biglietti che permettono di vincere premi in denaro, automobili, pass per partecipare a trasmissioni televisive a premi. È Malta, però, ad avere avviato, già dal 2005, esperienze del genere nel nostro continente.

Una proposta per l’Italia: caratteristiche generali del nuovo sistema

È qui presentata una proposta che si inserisce a metà strada tra una lotteria fiscale e la detrazione dalle imposte di una quota delle spese sostenute. Essa consiste nell’eliminare tutte le detrazioni fiscali Irpef attualmente esistenti[3] (restano in vita le deduzioni: contributi previdenziali e assistenziali, previdenza complementare, etc.), permettendo ai contribuenti di detrarre dall’imposta lorda l’Iva pagata sui consumi. Ad essere detratta non sarebbe, però, l’intera Iva pagata, ma il 95%. Il 5% rimanente andrebbe a costituire un montepremi. Poi, con cadenza periodica (mensile, trimestrale, annuale) verrebbe sorteggiato un contribuente ogni venti (ossia il 5% del totale) a cui rimborsare il 195% dell’Iva pagata.

Qualche dubbio potrebbero aversi rispetto all’opportunità di abolire due tipi di detrazioni attualmente in vigore: le detrazioni per tipologia del reddito e quelle per carichi familiari.

Le prime possono essere considerate come la determinazione forfettaria delle spese di produzione sostenute dal lavoratore che, in quanto tali, vengono sottratte all’imposta. Ciò è vero fino ad un certo punto, dato che la determinazione di questo ammontare tiene conto anche del reddito posseduto (le agevolazioni sono inversamente proporzionali ad esso). Queste detrazioni finiscono, perciò, coll’assumere importanza soprattutto nell’assicurare una maggior progressività all’imposta, a vantaggio di alcune categorie in particolare (lavoratori dipendenti e pensionati). Questa progressività la si può comunque ottenere intervenendo direttamente sulle aliquote lorde, creando al contempo meno iniquità orizzontali.

Per quanto concerne le detrazioni per carichi familiari, va detto che, indirettamente, rimangono anche nel nuovo sistema: il soggetto che ha dei familiari a carico, detrarrà dall’Irpef dovuta non solo l’Iva riferita ad acquisti che lo riguardano direttamente, ma anche quella su consumi di eventuali parenti a carico[4].

Anche alla luce di quanto appena detto, è evidente come i contribuenti avranno livelli di consumo, e quindi di Iva pagata, diversi tra loro. Si immagini il caso in cui ad essere estratto vincitore sia un grande consumatore: rimborsargli il 195% dell’Iva spesa sarà cosa diversa rispetto al rimborsarla ad un piccolo consumatore. A livello aggregato, però, difficilmente l’entità dei rimborsi risulterà essere molto più alta dell’ammontare del montepremi disponibile. Anche lì dove ciò accada, è molto probabile che, la volta successiva, avvenga il contrario. Per la legge dei grandi numeri, nel lungo periodo lo stato non ci rimetterà nulla in più rispetto a quanto versato dai cittadini.

Adottando questo sistema, il contribuente è incentivato a chiedere la ricevuta. Se non lo fa, paga per intero l’Irpef; facendolo, detrae dall’Irpef il 95% dell’Iva già pagata ma, soprattutto, può ambire ad una vincita.

Dal punto di vista dello stato, nella peggiore delle ipotesi nessuno partecipa alla lotteria (nessuno, cioè, si fa rilasciare lo scontrino), ma il gettito lordo dell’Irpef è garantito. Se, invece, almeno una quota della popolazione decide di partecipare alla lotteria, il gettito è destinato ad aumentare dato che una parte dell’Iva, che fino a ieri non emergeva, sarà recuperata ed in più c’è la possibilità di venir a conoscenza di redditi fino a ieri non dichiarati, quelli occultati dei commercianti o professionisti a cui ognuno avrà, adesso, interesse a chiedere la ricevuta.

Per evitare che i consumatori/contribuenti debbano accumulare montagne di scontrini, come attualmente accade lì dove si tengono le lotterie anti-evasione, si potrebbe dotare ognuno di una tessera simile a quelle raccogli punti utilizzate nei supermercati. In esse verrebbero registrati gli acquisti, la relativa Iva pagata e il nominativo del venditore di turno.

Inoltre, estraendo il nominativo del contribuente invece del numero di serie dello scontrino, tutti avrebbero le medesime possibilità di vittoria[5].

Effetti sulle famiglie: situazione attuale vs. nuovo sistema[6]

Attualmente, a livello medio familiare, l’imposta netta aggregata è pari a 7.263 € (19,8% del reddito complessivo), l’Iva a 2.522 € (6,9 % del reddito e 10,6% della spesa media annua)(tab. 1). Si evidenzia inoltre come, se l’imposta netta cresce notevolmente al crescere del reddito familiare, lo stesso non avviene con l’Iva. In questo caso, cresce il suo valore in termina assoluti, ma decresce in termini relativi (si passa da un incidenza pari al 27,3% sul reddito medio delle famiglie del primo decile, al 3,4% del reddito per le famiglie dell’ultimo decile). È per questi andamenti opposti che l’aliquota complessiva (Irpef+Iva sul reddito) assume un andamento ad “U” (fig. 1).

Tab. 1: Iva e Irpef attualmente pagata dalle famiglie 1

Fig. 1: Aliquote medie Iva, Irpef e complessiva sul reddito familiare, per decile

2

Adottando un sistema in cui si possa detrarre dall’Irpef lorda il 100% dell’Iva pagata[7], la situazione a livello di gettito sarebbe la seguente: il gettito lordo dell’Irpef, pari a 243,6 mld, al netto arriva a 180 mld di €. Naturalmente la differenza è rappresentata dall’Iva che, comunque, andrà nelle casse dell’erario. Nello scenario attuale, invece, il gettito netto dell’Irpef è stimabile in 183,1 mld, a cui aggiungere i 63,6 mld del gettito Iva sulle famiglie. In sostanza, il gettito aggregato delle due imposte nei due scenari è molto simile (circa 3 mld di differenza su un totale di più di 240 mld, poco più dell’1%).

Guardando alla situazione delle famiglie per classe di reddito d’appartenenza, emergono delle interessanti differenze: sono i nuclei familiari del primo decile (reddito fino a 10 mila €) e quelli degli ultimi quattro decili (redditi maggiori di 37,6 mila €) ad usufruire dei maggiori benefici dal nuovo sistema (tab. 2). Questo per due diverse serie motivi:

– il vantaggio delle famiglie del primo decile deriva dal fatto che, affinché il sistema ipotizzato possa essere realmente efficace, è necessario che i soggetti con un ammontare dell’Iva pagata superiore all’Irpef, possano essere rimborsati della differenza. Solo in questa maniera è possibile coinvolgere attivamente gli incapienti nel sistema;

– il vantaggio del 40% delle famiglie più ricche deriva dal fatto che, avendo una spesa, in valori assoluti, maggiore rispetto alle altre, possono detrarre dall’imposta un ammontare elevato di Iva, sicuramente superiore alle detrazioni cui, oggi, hanno accesso (in particolare, i redditieri di queste famiglie sono marginalmente o per nulla toccati dalle detrazioni per tipologia del reddito, le più sostanziose).

In sintesi, il sistema come fin qui presentato è vantaggioso per le famiglie con un’elevata propensione al consumo rispetto al reddito a disposizione (incapienti) e quelle che, date le risorse a disposizione, possono permettersi livelli di spesa, in termini assoluti, alti (fig. 2).

Tab. 2: Confronto tra situazione attuale e nuovo sistema fiscale basato sulla detrazione al 100% dell’Iva dall’Irpef

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Fig. 2: Confronto tra aliquota imposta netta attuale e aliquota imposta netta nuovo sistema, per decile

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Intervenendo sulle aliquote lorde dell’Irpef, è possibile correggere questo squilibrio che riguarda le famiglie a reddito medio basso (da 10,1 a 37,6 mila €). Per fare questo, è proposta una sensibile riduzione dell’aliquota del primo scaglione con aumento delle altre (tab. 3)[8]:

Tab. 3: Aliquote nuovo sistema fiscale

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Intervenendo in questa maniera, il gettito lordo Irpef è stimabile in 243,5 mld di €, da cui detrarre i soliti 63,6 mld di € di Iva pagata dalle famiglie.

A livello di classe di reddito quest’ulteriore modifica ha effetti molto positivi. Mediamente tutte le famiglie italiane, ad eccezione di quelle dell’ultimo decile (redditi superiori a 75,4 mila €), risultano avvantaggiate rispetto alla situazione attuale (tab. 4).

Tab. 4: Confronto tra situazione attuale e nuovo sistema fiscale basato sulla detrazione al 100% dell’Iva dall’Irpef e su nuove aliquote lorde Irpef, per decile

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L’unico neo del sistema resta quello di essere poco conveniente per le famiglie numerose. I vantaggi derivanti dalle attuali detrazioni per familiari a carico, infatti, non sono compensati dal nuovo sistema di aliquote e detrazioni (tab. 5). Opportuno sarebbe, dunque, intervenire attraverso il canale assistenziale con un aumento dell’ammontare degli assegni familiari[9].

Tab. 5: Confronto tra situazione attuale e nuovo sistema fiscale basato sulla detrazione dell’Iva al 100% dall’Irpef e su nuove aliquote lorde Irpef, per numero componenti famiglia

Nuova immagine

 

Se dall’Irpef fosse detratto il 95% dell’Iva pagata, la situazione non cambierebbe di molto rispetto a quella appena descritta, né a livello di classe di reddito, né per quanto concerne la numerosità della famiglia (tab. 6 e 7). Naturalmente c’è da tener conto che, in media, il 5% dell’ammontare complessivo dell’Iva (pari a circa 3-3,5 mld), verrebbe comunque ridistribuito tra i contribuenti, anche se in maniera del tutto casuale.

Tab. 6: Confronto tra situazione attuale e nuovo sistema fiscale basato sulla detrazione al 95% dell’Iva dall’Irpef e su nuove aliquote Irpef lorda, per decile

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Tab. 7: Confronto tra situazione attuale e nuovo sistema fiscale basato sulla detrazione al 95% dell’Iva dall’Irpef e su nuove aliquote Irpef lorda, per numero componenti famiglia

tabella7

L’impianto descritto non parrebbe mettere in discussione i principi costituzionali in materia fiscale sanciti dall’art. 53.

Per quanto concerne la capacità contributiva, il sistema proposto sembrerebbe, per certi versi, rafforzarlo. Tale capacità, infatti, viene misurata, tra l’altro, sia in termini di reddito che di consumo. Attualmente le due cose risultano sovrapporsi, dato che il reddito, su cui è già pagata l’Irpef, viene utilizzato per i consumi, su cui si paga l’Iva (fanno eccezione i beni e servizi non gravati da quest’imposta nonché quelli, per altro limitati, per i quali è prevista la detrazione di una percentuale prefissata dall’imposta). Il nuovo meccanismo rispetta il principio sottraendo, però, dall’Irpef l’Iva già pagata.

Nessuna limitazione neanche rispetto all’applicazione del principio di progressività, dato che l’Irpef rimane progressiva, mentre l’imposta sui consumi, come già avviene, è progressiva rispetto all’importanza di un bene, o servizio, nella soddisfazione di bisogni ritenuti più o meno prioritari.

Iva da detrarre e numero di vincitori

Scelte importanti nel determinare l’efficacia del nuovo sistema riguardano la percentuale di Iva detraibile e la percentuali di contribuenti, sul totale, da premiare.

In entrambi i casi è opportuno usare il buon senso. La scelta di rimborsare a tutti il 95% dell’Iva, premiando poi il 5% dei contribuenti con una somma pari al 195% dell’Iva pagata, sembra essere una scelta equilibrata. Si potrebbe aumentare il montepremi, in modo da rendere più appetibile la vincita. Ciò significa o ridurre il numero di vincitori, o ridurre la quota di Iva detraibile dall’Irpef. La prima scelta, se portata all’estremo, può spingere alcuni contribuenti a rinunciare a partecipare alla lotteria lì dove le possibilità di vincere fossero ritenute troppo ridotte, il che significa rendere inefficace l’intero sistema. La seconda scelta rischia di creare degli squilibri ridistributivi tra classi di reddito (si veda la tab. 6: se si rimborsasse meno del 95% dell’Iva a tutti, molte famiglie, in particolare quelle numerose, troverebbero molto più conveniente il sistema fiscale attuale rispetto a quello nuovo qui prospettato, salvo nel caso in cui non fossero poi sorteggiate).

In alternativa, si potrebbe ampliare il numero dei vincitori. Ciò implica o una riduzione del premio[10], con possibili effetti sulla partecipazione dei contribuenti alla lotteria, o una riduzione della percentuale rimborsata a tutti, le cui conseguenze abbiamo avuto già modo di sottolineare.

Quella proposta vuole essere una scelta limite. Essa fissa una soglia minima per quanto concerne la percentuale di Iva detratta dall’Irpef: al di sotto del 95%, il sistema diventa sempre meno conveniente rispetto a quello attuale; massima per quanto riguarda la percentuale di vincitori: rendere troppo “facile” la vincita significa ridurre significativamente l’entità del premio e, probabilmente, la partecipazione attiva alla lotteria da parte di alcuni.

Costi e benefici del nuovo sistema

Fondamentale è valutare se i costi necessari per organizzazione e gestione della lotteria siano limitati rispetto ai benefici potenziali.

I costi che la Slovenia ha dovuto sostenere, nel 2013, per avviare la propria lotteria fiscale, si aggirerebbero attorno al milione di €[11]. Questo stato ha, però, poco più di 2 mln di abitanti e una superficie pari a meno di un decimo dell’Italia (21 mila Kmq contro 301 mila kmq).

Di qualche aiuto possono essere le informazioni relative all’aggio che lo stato italiano riconosce ai concessionari della lotteria nazionale ad estrazione differita ed istantanea (lotteria Italia e gratta e vinci). In media, questo è pari al 3,4% del monte complessivo delle giocate[12]. In questa percentuale è compresa sia la parte relativa ai costi di gestione, sia l’utile.

Immaginando, forse per eccesso, che il costo di gestione di questa lotteria sia fissato in questi termini, si arriva ad un valore di circa 2,2 mld di €.

Il potenziale di recupero è, però, decisamente più elevato. Il tax gap riferito alla sola Iva risulterebbe essere in media, dal 2007 ad oggi, di circa 39,9 mld annui; quello di Irpef e Ires, che in qualche misura potrebbe emergere grazie a questo sistema, di 44,2 mld annui. Non tutto il tax gap è riconducibile al fenomeno dell’evasione, tuttavia, questa componente sarà sicuramente corposa e comunque maggiore dei costi che la lotteria implica.

Fattori sociali e culturali che potrebbero incidere sul successo dell’iniziativa

Affinché una qualsiasi iniziativa possa avere successo, importante è l’immagine delle istituzioni che la mettono in opera. A maggior ragione quando il contenuto dell’iniziativa è fortemente innovativo.

L’opinione pubblica nei confronti della politica e, più in generale, delle istituzioni nei Paesi dell’Ue che adottano lotterie fiscali è molto eterogenea. l’Italia, da par suo, è messa piuttosto male[13].

In base al contenuto del rapporto del Forum economico mondiale “The global competitiveness report 20014-2015”, l’Italia sarebbe al 139° posto, su 144, per quanto concerne la credibilità della classe politica; al 106° posto per quanto riguarda la percezione del funzionamento delle istituzioni, mentre il 7,2% degli intervistati ritiene la corruzione tra i primi cinque fattori problematici nell’ambito degli affari (il problema ritenuto più grave, con il 20%, è la burocrazia)[14](tab. 8).

 

Tab. 8: il rapporto dei cittadini con le istituzioni in Italia e nei Paesi UE in cui si adottano lotterie fiscali

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Una certa ostilità che la gente ha nei confronti delle istituzioni, politiche innanzitutto, potrebbe disincentivare i cittadini dal partecipare alla lotteria descritta: meglio pagare l’Irpef lorda dovuta, facendo acquisti senza ricevuta con uno sconto tangibile e immediato, che farsi rilasciare la ricevuta per partecipare ad una lotteria in cui a vincere saranno gli amici della classe politica. In Slovacchia, Paese vicino all’Italia per quanto concerne l’immagine delle istituzioni, un ragionamento simile è emerso in parte della popolazione: meglio continuare a fare acquisti senza ricevuta che non favorire in qualche modo l’aumento del gettito delle imposte destinato ad alimentare i vizi dei politici.

Ma è anche vero che, proprio questo sentimento di rivalsa nei confronti dello Stato, potrebbe paradossalmente incentivare la partecipare alla lotteria: vincere significa avere indietro delle imposte che si ritiene di aver pagato ingiustamente, sottraendole a “Roma ladrona”.

Che poi queste lotterie possano incrementare corruzione e malcostume nella classe dirigente, è difficile a dirsi, innanzitutto perché si tratta di uno strumento utilizzato in contesti in cui è generalmente diffusa la poca affezione alla cosa pubblica, che poi, in concreto, si manifesta in corruzione, evasione, clientelismo, etc. Lì dove l’evasione fiscale è bassa, non c’è motivo di ricorrere a questa strategia.

Sui vizi della classe dirigente sono le apposite istituzioni che dovrebbero vigilare. A questo proposito, il report del Forum economico mondiale ci dice che l’Italia è al 68° posto per quanto concerne la percezione sull’indipendenza della magistratura. Una performance non molto esaltante, ma comunque migliore rispetto al ranking che il Paese ha con riferimento ad altri aspetti delle nostre istituzioni.

Del resto, è impensabile che un semplice provvedimento, quale quello qui proposto, possa eliminare, dall’oggi al domani, un fenomeno antico e diffuso. Pur riconoscendo che l’eliminazione di questo problema dovrebbe passare innanzitutto da un forte cambiamento culturale, si può però affermare che l’adozione di un meccanismo che renda conveniente, dal punto di vista utilitaristico, ciò che dovrebbe esserlo prima di tutto dal un punto di vista etico, sembra essere una strategia non così fallimentare.

*Cultore della materia (Economia delle Istituzioni) presso il Dipartimento di scienze per l’economia e l’impresa dell’Università di Firenze e consulente per il Dipartimento di democrazia economica, economia sociale, fisco, previdenza e riforme istituzionali della Cisl

Bibliografia e sitografia

Dipartimento delle finanze, Analisi statistiche: dichiarazioni presentate del 2014, aprile 2015.
Gabriele Giacomini, Un esperimento contro l’evasioneLavoce.info, 24 agosto 2012.
Inps (2015), Rapporto annuale 2014.
Istat, La misura dell’economia sommersa secondo le statistiche ufficiali: anni 2000-2008, 13 luglio 2010.
Istat, Indagine sui consumi delle famiglie, anni vari.
Mef (2014), Rapporto sulla realizzazione delle strategie di contrasto all’evasione fiscale.
Richard Thaler (2012), Making Good Citizenship Fun, The New York Times.
Schwab K. (2014), The global competitiveness report 2014-2015, World Economic Forum.

 

 

 

[1] L’autore desidera ringraziare i professori Vincenzo Patrizii e Luciano Matrone (Università degli Studi di Firenze) ed il dott. Giuliano Resce (Università Roma Tre) per il contributo fornito alla stesura dell’articolo.
[2] Mef (2014), Rapporto sulla realizzazione delle strategie di contrasto all’evasione fiscale.
[3] Sulla base delle informazioni sulle dichiarazioni dei reddito anno d’imposta 2013, esse ammonterebbero a circa 64,5 mld di €.
[4] Sarebbe opportuno che gli strumenti di sostegno alla famiglia, aventi un’evidente natura assistenziale, vengano assorbiti in un unico istituto, gli assegni familiari, opportunamente ricalcolati nel loro ammontare e resi accessibili a tutte le categorie di contribuenti. In tal modo sarebbe possibile anche rafforzare il carattere “fiscale” e “individuale” dell’Irpef.
[5] Estraendo lo scontrino si rischia di favorire il soggetto che effettua più singoli acquisti rispetto a quello che, magari a parità di entità spesa, ne effettua meno.
[6] Le stime presentate fanno riferimento alle informazioni della banca dati Istat (2013), Indagine sulle condizioni di vita (UDB IT – SILC) – anno 2011 e Istat (2012), Indagine corrente sui consumi delle famiglie – anno 2010. I sistemi di funzionamento di Irpef e Iva presi a riferimento sono quelli vigenti nell’anno d’imposta 2012 (del tutto simili, in particolare quello Iva, alla situazione attuale, fatta eccezione per il “bonus 80 €”, se lo si vuole considerare all’interno del sistema di imposta). Le due banche dati sono state opportunamente connesse attraverso procedura di matching statistico. Per maggiori informazioni su questa tecnica: D’Orazio M. et al. (2006), Statistical matching: theory and practice, Wiley.
[7] Come già detto, si ipotizza di non toccare il sistema delle deduzioni, eliminando tutte le detrazioni dall’imposta attualmente previste, sostituendole con la detrazione dell’Iva dall’Irpef lorda.
[8] In alternativa, si potrebbe immaginare di “spezzare” il terzo scaglione, con l’introduzione di una sesta aliquota.
[9] La spesa 2014 per assegni familiari è stata pari a 5,39 mld di € (Inps (2014), Rapporto annuale).
[10] A questo proposito si tenga conto che l’Iva mediamente pagata in un anno da una famiglia ammonta a poco più di 2.500 € (tab. 1). Se si ipotizzasse una estrazione annuale con rimborso al 195% per i vincitori, tale somma sarebbe, in media, pari a poco meno di 5 mila € (ciò per le famiglie monoreddito, per le altre questo importo potrebbe essere anche più basso). Se però si immaginasse di ridurre la percentuale della vincita, magari rendendo più frequenti le estrazioni, per esempio una al mese, è evidente come il premio potenziale potrebbe essere molto limitato, con possibile perdita di interesse da parte dei contribuenti/giocatori.
[11] http://globalvoicesonline.org/2013/10/03/slovakia-where-receipts-double-as-lottery-tickets/.
[12] È tuttavia vero che, anche guardando a quanto accade del lotto e del superenalotto, questa percentuale è inversamente proporzionale al numero di giocate e al movimento complessivo di denaro. Nel caso di una lotteria ampia come quella descritta, l’aggio potrebbe essere decisamente più basso.
[13] Il confronto è limitato ai soli Paesi europei con lotterie fiscali. Questi possono ritenersi più simili al nostro dal punto di vista istituzionale e socio-economico.
[14] I dati del rapporto sono basati su interviste ad esponenti del mondo economico: rappresentanti del mondo industriale e delle categorie, accademici, giornalisti.

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