Una banca-dati per i saldi settoriali europei

Scarica pdf Partecipa alla discussione Torna indietro Home

Political and social notes

 

1. Tra gli indici più significativi dello “stato di salute” di una economia vi sono i c.d. saldi macroeconomici settoriali, la cui rappresentazione algebrica sintetica[1] è la seguente:

(S – I) = (G – T) + (X – M)

dove a sinistra compare il “saldo privato” che è compensato a destra dalla somma del “saldo pubblico” (il deficit/surplus di bilancio cambiato di segno) e del “saldo estero” (il saldo della bilancia commerciale).

Ora, se a sinistra si presenta il caso (S > I), bisogna che i due termini a destra (G – T) e (X – M) risultino entrambi positivi, oppure che uno dei due abbia un valore positivo sufficientemente grande da più che compensare l’altro saldo negativo. Sintetizzando in un semplice schema, risultano i tre possibili casi:

S > I G –T X – M
1 >0 (deficit pubblico) >0 (surplus comm.le)
2 >>0 (deficit pubblico) <0 (deficit comm.le)
3 <0 (avanzo pubblico) >>0 (surplus comm.le)

 

È ovvio che nel caso di sovrainvestimento, varrà lo schema contrario, ossia:

I > S G –T X – M
1 <0 (avanzo pubblico) <0 (deficit comm.le)
2 <<0 (avanzo pubblico) >0 (surplus comm.le)
3 >0 (deficit pubblico) <<0 (deficit comm.le)

 

Prima di procedere, appare però opportuno precisare che le relazioni tra i saldi settoriali di un dato Paese sono ben più articolate di come questa semplice equivalenza contabile potrebbe lasciare intendere. Ad esempio, un cambiamento dell’ammontare (o anche solo della composizione) della spesa pubblica può influenzare il reddito,  i consumi, la stessa propensione al risparmio (per limitarci alle principali e più intuitive grandezze) e, per questa via, comportare il raggiungimento di un nuovo equilibrio settoriale non del tutto prevedibile sulla base della modifica della sola variabile considerata. Analoghe considerazioni valgono per le altre entità in gioco. Pertanto, occorre essere consapevoli della necessità di evitare di interpretare meccanicamente l’equilibrio dei saldi settoriali. Tuttavia, se ben usati, questi ultimi possono rappresentare un utile strumento, una sorta di “radiografia” della struttura economica nazionale in grado di caratterizzarne le peculiari dinamiche economiche.

 

2. Sulla base della precedente nomenclatura, proviamo adesso ad esaminare i “saldi settoriali” europei, dapprima in generale, ossia per l’intera Area dell’Euro a 19 paesi[2]:

saldi macrosettoriali

da cui risulta la presenza di un “saldo privato” positivo, ossia di un sovra-risparmio consistente (il 6,6% del PIL nel 2015) che viene compensato da un “saldo estero” positivo e in forte crescita, nonché da un “saldo pubblico” in disavanzo ma in progressivo calo (la conseguenza immediata è che, a meno che il “saldo privato” non diminuisca come è stato nel 2011, per il riequilibrio sarà necessaria una maggior crescita del “saldo estero” a meno che non s’inverta la direzione del “saldo pubblico”).

Questa situazione dei “saldi settoriali” è valida per l’Area dell’Euro a 19 paesi nel suo complesso, ma non si riflette tuttavia identicamente in ciascuno di loro. In Germania essa si presenta così:

saldi macrosettoriali

con la presenza del sovra-risparmio (in forte crescita dopo la caduta del 2011) che è aggravata da un saldo pubblico in avanzo dal 2014 (ma si valuti l’eccezionalità del disavanzo pubblico nel 2010 che lascia intuire la ragione di quella svolta d’austerità poi imposta dalla Germania all’Europa con l’accordo di “Fiscal Compact”). Per questo l’intero peso del riequilibrio dei “saldi settoriali” spetta al momento al solo “saldo estero”, che è quasi raddoppiato dal 2011. Segnaliamo come il peso dell’avanzo del settore privato sul PIL, in Germania, sia molto simile a quello complessivo dell’Area dell’Euro, ossia il 6,9% nel 2015.

E la Francia?

saldi macrosettoriali

Qui il sovra-risparmio, dopo il picco del 2010, mostra una riduzione altalenante, comunque caratterizzata da un “saldo estero” cronicamente in passivo che viene compensato da un “saldo pubblico” in disavanzo strutturale, sebbene  tendenzialmente a calare. Non stupisce rilevare come l’incidenza del “saldo privato” sul PIL francese sia molto più modesta (2,1% nel 2015) rispetto a quella dell’Area dell’Euro e della Germania.

Vediamo infine il caso italiano:

saldi macrosettoriali

che è più in sintonia con i saldi settoriali rilevati per l’intera Area dell’Euro. Qui il “saldo estero” è passato in avanzo dal 2012 (per effetto della “cura Monti”), mentre il disavanzo pubblico mostra una diminuzione più accentuata dopo l’approvazione del “Fiscal Compact”, sempre nel 2012. Ne risulta comunque un sovra-risparmio con evidente tendenza alla crescita che ha raggiunto, nel 2015, il 5,7% del PIL.

 

Se riportiamo nello schema esemplificativo i casi esaminati, si ottiene la seguente rappresentazione:

S > I G –T X – M
1 – Eurozona, Italia >0 (deficit pubblico) >0 (surplus comm.le)
2 – Francia >>0 (deficit pubblico) <0 (deficit comm.le)
3 – Germania <0 (avanzo pubblico) >>0 (surplus comm.le)

 

Se ne conclude che le tre principali economie appartenenti all’Unione Monetaria Europea mostrano equilibri tra i saldi settoriali ben diversi tra loro.

Si rilevano, invero, due dinamiche comuni tra i Paesi qui esaminati: la riduzione del disavanzo pubblico e il miglioramento del “saldo estero”. Osserviamo, tuttavia, come non vi sia alcun automatismo in grado di pilotare le singole economie nazionali verso un comune punto di equilibrio. Al contrario, con tutta probabilità, l’appartenenza ad un’unica area valutaria (che impedisce le variazioni di cambio) tende a indebolire la forza di un aggiustamento auto-indotto dei “saldi esteri”, con conseguenze sintomatiche anche sugli altri due saldi.

Pertanto, la modesta sintonia evolutiva, rilevabile nei dati, non appare in grado di portare i sistemi economici considerati ad una medesima forma di equilibrio tra i saldi settoriali e, alla luce dei gravi danni arrecati al nostro sistema produttivo nel corso di questo tentato (e stentato) processo di convergenza, rende alquanto dubbia anche la desiderabilità di tale percorso.

 

* Docente, Università di Bologna

** Responsabile, Centro Studi e Analisi Economiche e Finanziarie di UnipolSai Assicurazioni

Le opinioni espresse nel presente documento sono di responsabilità esclusiva degli autori e non riflettono necessariamente la posizione ufficiale degli enti di appartenenza.

 

[1] In termini di equilibrio macroeconomico, se il Prodotto Interno Lordo (Y) risulta dalla somma dei Consumi delle famiglie (C), degli Investimenti delle imprese (I), della Spesa pubblica (G), delle Esportazioni (X) al netto delle Importazioni (M), allora:

Y = C + I + G + (X – M)

Il Risparmio S è dato dal Reddito disponibile (YD) cui vanno sottratti i Consumi (C):

S = YD – C,

ma siccome il Reddito disponibile non è altro che il Prodotto interno lordo (Y) cui vanno aggiunti i Trasferimenti dalla pubblica amministrazione (TR) e sottratte le Imposte (T):

YD = Y + TR – T

allora si può scrivere:

S = (Y + TR – T) – C

C = Y + TR – T – S

Sostituendo nell’equazione del PIL si ha:

Y = Y + TR – T – S + I + G + (X – M)

da cui, con banali passaggi algebrici, si ottiene:

(S – I) = (G + TR – T) + (X – M)

Per comodità di lettura, il saldo tra i trasferimenti TR e le imposte T viene indicato utilizzando la sola lettera T.

 

[2] Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna.

economiaepolitica.it utilizza cookies propri e di terze parti per migliorare la navigazione.