Operazione Bird dog

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Political and social notes

bizoniaLe politiche di riduzione salariale, il ruolo delle valute, il rapporto tra UE e USA sono questioni di attualità eppure non nuove. La loro storia affonda le radici in un periodo lontano e terribile, quello della guerra. L’articolo che segue racconta – in forma sintetica e in parte narrativa – le vicende che portarono all’introduzione nella Germania occupata del nuovo marco tedesco.

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Era da un pezzo che voleva chiederglielo, solo non sapeva come. Joe era – quasi – suo amico, appunto, quasi. E poi in certi casi non sai proprio come farle certe domande, o se farle, ma la curiosità era tanta, erano ore che scaricavano casse su casse.

Che razza di nomi, Bizonia, Trizonia. Era un anno e mezzo prima, poco dopo Natale del ‘47, che aveva sentito per la prima volta quei nomi assurdi, e adesso un ordine ancora più assurdo, e soprattutto segreto, segretissimo.

Solo in pochissimi conoscevano bene la faccenda, e uno di questi era effe gi. Ma io non lo conoscevo; sì, in teoria avrei potuto chiederglielo, ma mi era bastata la sua faccia quando uno dietro di me gli aveva domandato: “Cibo per cani, vero?”

Certo, quella scritta sulle casse faceva pensare ai cani, ma che cavolo, ventimila casse di cibo per cani, e in segreto, poi. Ah, non tornava; armi, sì armi, forse bombe.

Il francese, sì il francese qualcosa doveva sapere, magari più di qualcosa.

Sigaretta?

Le sigarette, già, che in quei giorni, in quel posto strano diviso in quattro erano diventate qualcosa di più di un modo per passare il tempo. Mercato nero, baratto, le sigarette servivano a un mucchio di cose.

Qualcosa si diceva, si raccontava di discussioni che si erano svolte in primavera, ma senza troppo successo: il quarto – l’orso lo chiamavano – aveva fiutato puzza di imbroglio e aveva detto di no.

A quel punto il capo, che poi era sua volta il vice del grande capo, con il suo inseparabile erre emme, aveva deciso che era il momento di alzare la voce con l’orso. “Dobbiamo farlo noi, adesso, prima che ci provino loro” e laggiù pare che non volessero sentire altro. Sì, avevano deciso di fare qualcosa, qualcosa di grosso.

Ecco la ragione di questi segreti, di tutte ‘ste dannate casse.

Bizonia

Fu il primo gennaio dell’anno prima che qualche fantasioso tirò fuori il nome. All’interno di questa nuova entità fu eletto un Consiglio  economico di 52 persone che, sotto la  supervisione Usa, avrebbe affrontato il compito della ricostruzione.

Il 5 giugno, ad Harvard, il generale Marshall annunciò il suo piano, in una Europa in piena crisi finanziaria.

Ma la crisi era diventata finanziaria, la sua radice era reale e aveva a che fare col carbone, la più importante fonte di energia per l’industria.

…………………

Ma torniamo a noi: il 7 di gennaio la composizione e i poteri del German Economic Council for Bizonia vennero modificati in modo da includere la zona francese: nasce Trizonia.

Sei mesi più tardi USA, Gran Bretagna, Francia e altri paesi europei preparano un piano per creare uno stato, la Germania occidentale, che avrebbe goduto di una sovranità limitata a partire dal 1949. Un prerequisito per l’indipendenza politica era la ripresa economica, ma c’erano alcuni  problemi da risolvere.

I più importanti riguardavano il futuro del bacino della Ruhr, come dire carbone e acciaio. I socialdemocratici tedeschi avevano un progetto per quell’ area strategica e i loro amici laburisti inglesi lo sostenevano: proprietà pubblica, sostanzialmente, ma poi tutto cambiò. Nel ’47. Gli amici di oltre atlantico avevano altri progetti. Troppa concentrazione di potere in quella filiera industriale, la parola d’ordine divenne: liberalizzazione.

Anche l’URSS aveva da ridire su quella concentrazione monopolistica: suggerì un approccio diverso, proprietà internazionale e pubblica, ma non ebbe successo. I francesi erano per separare la Ruhr dal resto della Germania, ma la zona era sotto il controllo degli inglesi, e con loro bisognava fare i conti.

Un sub-problema era che i comunisti erano forti e in crescita da quelle parti, e questo non andava bene, ovviamente, anche perché il succo della proposta inglese era che le risorse carbonifere e metalliche andassero poste sì sotto il controllo pubblico, ma non a livello centrale, statale – anche per non irritare i francese – bensì regionale, a livello di Land.  Le divergenze con i  socialdemocratici su questo punto erano forti: per la SPD il controllo doveva essere pubblico e statale. Sul sub-problema non c’erano invece divergenze: mai con i comunisti sovietici, era un punto cardine del programma di “democrazia economica”.

Quando il primo gennaio del ’47 fu annunciata la nascita di Bizonia, i socialdemocratici tedeschi entrarono in fibrillazione.

Seguirono mesi intensi di trattative, incontri, scontri; il succo della questione era sempre lo stesso: come consentire al capitale estero il controllo del bacino della Ruhr vincendo le resistenze dei socialdemocratici tedeschi e dei sempre più tiepidi alleati laburisti. L’offensiva decisiva fu scatenata dagli americani tra la primavera e l’estate del ’47: a giugno Washington “suggerisce” di trasferire la responsabilità sulla produzione di carbone e acciaio a Bizonia. Il leader SPD Agartz risponde in linea con la limpida tradizione della socialdemocrazia tedesca: intanto decidiamo che siamo d’accordo con la pianificazione, poi vediamo la questione della proprietà. Gli americani replicano: per adesso programmazione, poi – tra cinque anni – discutiamo della proprietà, che intanto viene gestita da Bizonia.

La legge n°56 nella zona occupata dagli americani e l’ordinanza n°78 in quella controllata dagli inglesi rappresentano il compromesso: è proibita una eccessiva concentrazione del potere economico tedesco, ma con qualche eccezione.

Una valuta nuova. Infine

Il problema politico era trovare un interlocutore tedesco diverso dalla SPD, un gruppo e un leader che la facesse finita con la storia della programmazione e del controllo pubblico dell’economia: ci sarebbe la CDU, Ludwig Erhard, ma bisognava fare fuori, politicamente s’intende, la corrente detta dei “social cristiani”. Fatto.

La “scuola di Freiburg” era il contesto giusto: fautori ante-litteram di quella “economia sociale di mercato” che costituì in seguito un  ossìmoro popolare nell’Europa del XXI secolo, il loro leader era Walter Eucken, alleato sicuro e affidabile di Erhard. Il loro obiettivo di politica economica semplice e chiaro: bisognava introdurre il mercato, da subito, in Germania, e cominciare da quello che costituisce da sempre l’architrave di ogni approccio liberista: il funzionamento del sistema dei prezzi. Detto in altre parole, bisognava abolire la pratica dei prezzi amministrati.

Il pretesto  – come spesso – era evitare l’inflazione, ossia restituire alla moneta quel ruolo centrale negli scambi di mercato che porti le banche a essere sicure del valore dei propri attivi finanziari, valore incerto in tempi di inflazione. Ripristinando il funzionamento dei sistema dei prezzi i consumatori avrebbero dato il giusto “valore” alle proprie decisioni di acquisto e il sistema economico tedesco sarebbe ritornato ben presto alla normalità.

C’erano alcuni oppositori a questo disegno neo-liberista, tra tutti Gunter Keiser che invitava alla cautela nel prendere provvedimenti che avrebbero con tutta probabilità danneggiato  le parti più deboli della popolazione tedesca, ma i neo-liberisti insistevano: non c’erano grossi problemi nella produzione, ma solo nella distribuzione delle merci e tali problemi sarebbero stati risolti ripristinando il libero mercato. Naturalmente prezzi nuovi avrebbero avuto bisogno di una moneta nuova, sicché bisognava attrezzarsi a mettere mano a una riforma monetaria.

L’operazione battezzata Birddog (cane da caccia), scatta all’alba di domenica 20 giugno 1948. La radio annuncia che il Reichsmark sarà a tamburo battente sostituito dal Deutsche Mark.

I biglietti sono stampati in America, poi concentrati nella base militare di Kassel. Unici partecipi del segreto, Konrad Adenauer presto incoronato Cancelliere a Bonn, capitale provvisoria, ed Hermann Abs, banchiere. Ogni cittadino riceve 40 DM al giorno, presentando la tessera annonaria, in cambio di 60 vecchi RM. Più o meno dieci dollari. Aiden Crawley definì la riforma monetaria “one of the harchest acts of confiscation imposed on a people by their conquerors”.  Nel giro di poche settimane svanì la ricchezza di carta di migliaia di piccoli risparmiatori, mentre per i lavoratori l’austerity divenne la regola aurea dei salari per gli anni a venire.

 

*Università di Teramo

 

 

Nota bibliografica
Douglas Botting, From the Ruins of the Reich: Germany 1945-1949 New York: New American Library, 1985
D.M. Giangreco and Robert E. Griffin, Airbridge to Berlin: The Berlin Crisis of 1948,  its Origins and Aftermath, Presidio Press, Novato, California 1988
Charles P. Kindleberger, A financial History of Western Europe, Allen & Unwin, 1984

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