Il reddito dei romani nel 2020, primo anno della pandemia da Covid-19

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Political and social notes

Il 30 gennaio 2020 a Roma due turisti provenienti dalla Cina risultano positivi al virus SARS-CoV-2: è l’inizio della pandemia anche in Italia. I primi vaccini saranno disponibili solo alla fine del 2020, i dati sono drammatici: l’ISTAT stima in Italia nel 2020 i decessi come conseguenza del virus pari a 75.891, l’ufficio statistico di Roma Capitale ne stima a Roma 1847. Viene dichiarato lo stato di emergenza che blocca il paese, e con l’eccezione delle attività essenziali l’economia si ferma. L’impatto sull’economia italiana e anche su quella romana è drammatico, come pure sul reddito dei romani: il PIL nazionale si è ridotto del -7,8% in termini nominali e -9% in termini reali. Per questo motivo i dati sul reddito, pur non sufficienti da soli a spiegare la complessità del fenomeno, assumono un’importanza particolare per meglio comprendere cosa è successo in quest’anno drammatico e imprevedibile che è stato il 2020.

Il Ministero dell’Economia e delle finanze, sulla base delle dichiarazioni presentate all’Agenzia delle entrate, ha da poco pubblicato i redditi percepiti nel 2020 e dichiarati nel 2021 dai cittadini italiani. Il dataset contiene in formato aperto il numero di contribuenti, la fonte prevalente del reddito (lavoro dipendente, pensioni, fabbricati, lavoro autonomo, imprenditori, partecipazioni societarie), le imposte versate (Irpef e addizionali), le classi di reddito [1]. Sono inoltre disponibili un rapporto statistico a cura del MEF e una nota metodologica che contribuiscono a chiarire i dati esistenti e alcune problematiche. La mancanza di qualsiasi informazione relativa all’economia “non osservata” rende difficile valutare i valori assoluti, ma possiamo comunque confrontare tra loro i comuni e soprattutto i Cap, nell’ipotesi che l’evasione fiscale si distribuisca in maniera abbastanza omogenea sul territorio.

Come l’anno precedente, i contribuenti sono infatti suddivisi non solo per comune ma anche per il codice di avviamento postale (Cap) di residenza, permettendo quindi di aggiornare la nostra #mapparoma32 sui redditi 2019 e di confrontare gli ultimi due anni. Per i 41,2 milioni di contribuenti che hanno presentato nel 2020 la dichiarazione Irpef, un numero in lieve diminuzione rispetto al 2019, il reddito medio in Italia è di 21.570 euro (-1,1% rispetto all’anno precedente), mentre nel Lazio è lievemente superiore, con 23.540 euro. Le grandi città mostrano generalmente una situazione economica migliore rispetto alla media nazionale, ma è notevole il distacco di Milano che è decisamente la metropoli più ricca con poco più di 35mila euro. Come nel 2019 Bologna è seconda con oltre 28mila, e poi al terzo posto Roma con più di 27.500 euro, a poca distanza da Firenze (26.500) e Torino (quasi 26mila). Con valori più bassi seguono Genova e Venezia (circa 23.500) e infine le città del sud, ossia Bari (22.500), Napoli (meno di 22mila) e Palermo (21mila).

La nostra analisi non si limita a mostrare il reddito medio per contribuente, ma anche altri tre indicatori derivanti dalle dichiarazioni: la variazione del reddito complessivo medio tra il 2019 e il 2020, la variazione del numero di contribuenti che dichiarano redditi e l’indice di Gini di concentrazione del reddito (che misura la diseguaglianza nella distribuzione del reddito ed è ampiamente usato nei confronti internazionali). Rispetto al 2019, tutte le grandi città hanno visto una contrazione importante del reddito medio, ma la maggiore riduzione ha riguardato le città la cui economia è molto basata sul turismo come Venezia (-1394 euro) e Firenze (-799), che evidentemente hanno subito in maniera consistente il sostanziale blocco degli spostamenti dall’estero e la forte contrazione di quelli nazionali. Invece, l’economia più diversificata di Roma ha assorbito meglio la crisi economica, con una riduzione di -228 euro, che è inferiore a quella delle città più produttive del nord come Torino (-453), Milano (-440) e Genova (-263), ma superiore a Bologna (-186) e ai centri del sud come Napoli (-183), Palermo (-146) e Bari (-22). Analogamente, tutte le città considerate hanno subito una riduzione nel numero di contribuenti che dichiarano redditi, con il massimo a Roma (-34mila), seguita da Milano (-21mila). Tra le grandi città Milano mostra il reddito medio più elevato e anche di gran lunga la maggiore concentrazione nel reddito. Roma, terza nel reddito, è seconda nella concentrazione del reddito, a dimostrazione delle disuguaglianze forti e persistenti che mostriamo nelle nostre mappe.

Oltre che per comune, i dati sono appunto pubblicati secondo i Cap, che a Roma sono 72, qui individuati con nomi che non sono ufficiali, ma che rappresentano un nostro tentativo di sintetizzare territori molto frastagliati e, diversamente dalle zone urbanistiche, né omogenei né tracciati lungo le linee di discontinuità del tessuto urbano, bensì secondo logiche interne al servizio postale [2]. Manca quindi una corrispondenza spaziale rispetto alle 155 zone urbanistiche che caratterizzano da sempre le nostre mappe, e tuttavia la distribuzione degli indicatori è leggibile territorialmente con peculiarità piuttosto nette.

Le enormi differenze di reddito che vedremo a Roma non sono una peculiarità della sola Capitale. Anzi a Milano, dove il reddito medio è pari a 35mila euro, il contrasto è fortissimo tra il Cap più ricco (20121, in pieno centro con il Duomo e Montenapoleone) che arriva addirittura a 101mila e quello più povero (20157, con le case popolari di Quarto Oggiaro) che rimane sotto i 19mila. A Napoli, con un reddito medio di 22mila euro, i Cap con reddito più elevato arrivano intorno a 46-48mila (80121 a Chiaia e 80123 a Posillipo), mentre quelli più bassi scendono a 13.500 (80139 e 80142, a est del centro storico, intorno alla stazione Centrale).

Raggruppiamo i Cap nelle “città” di cui parliamo nel nostro libro “Le sette Rome“, tenendo conto di una certa approssimazione poichè come già detto le aree postali coprono territori più eterogenei rispetto alle zone urbanistiche. Emerge una grande distanza tra la città ricca e storica, che raggiungono un reddito complessivo medio rispettivamente di 45mila e 42mila euro, e il resto della Capitale: la città compatta e dell’automobile con circa 27mila, ovvero sulla media romana, mentre la città del disagio e la campagna si fermano intorno a 20-22mila, ai livelli di Napoli e Palermo. Rispetto al 2019 è proprio la città ricca ad aver maggiormente incrementato il proprio reddito (+464 euro), seguita a distanza dalla città compatta (+206) e storica (+102), mentre la città dell’automobile è cresciuta poco (+32) e si è invece ridotto il reddito nella città del disagio (-84) e campagna (-53).

A Roma quindi, ancora una volta, i redditi confermano e rafforzano il quadro delle disuguaglianze di salute, istruzione, occupazione e opportunità esistenti tra centro e periferie, che mostrano il maggiore disagio nel quadrante est della città (IV, V e VI Municipio) e sul litorale di Ostia (X), e da cui deriva un indice di sviluppo umano differenziato tra i municipi centrali ricchi, istruiti e “sani” e quelli periferici con reddito, livelli di istruzione e salute peggiori. Le conseguenze della pandemia da Covid-19 già si sono fatte sentire sui cittadini in maniera iniqua, secondo la tipologia occupazionale (con maggiore o minore facilità nel lavorare a distanza durante il lockdown), la qualità abitativa (con alloggi più o meno confortevoli e spaziosi per il lavoro agile o la quarantena) e la possibilità di usufruire di connessioni internet veloci. Le zone più colpite della città, quantomeno nelle ondate fino alla fine del 2021, sono proprio quelle in cui vivono le fasce più disagiate della popolazione, con un’incidenza dei contagi sulla popolazione residente maggiore nei quartieri popolari del quadrante est. Ora sappiamo che anche l’impatto della crisi economica sui redditi si è manifestato in maniera diseguale, al netto dei vari bonus e dei redditi di cittadinanza e di emergenza, colpendo maggiormente le aree della città più disagiate, e al contrario premiando alcune delle zone più centrali e ricche.

 

Tra i Cap di Roma nel 2020 il reddito medio per contribuente (mappa in alto a sinistra) si conferma come per il 2019 maggiore nel I e II Municipio, in particolare Parioli (00197) con 69mila euro e Quirinale-Spagna-XX Settembre (00187) con 65mila, seguiti con 58-59mila da Centro Storico (00186) e Pinciano-Trieste (00198), con 55mila da Prati-Borgo (00193), e più a distanza tra 43 e 49mila Fleming-Tor di Quinto (00191), Nomentano-Policlinico (00161), Monti-Celio (00184), Mazzini-Della Vittoria (00195), Flaminio-Villaggio Olimpico (00196) e Salario-Africano (00199). Ovviamente tutti i primi Cap in classifica appartengono alla città storica o alla città ricca. Allo stesso modo, non è sorprendente che anche per il 2020 come nel 2019 il reddito medio più basso sia tipico della città del disagio con nuclei di case popolari e borgate ex abusive: i due Cap che coprono gran parte del VI Municipio (00132 e 00133, comprese Tor Bella Monaca e Ponte di Nona) hanno un valore di 18.500 euro [3]. Seguono anche quest’anno due quartieri della città compatta, ma sempre nel quadrante est, ossia Centocelle-Quarticciolo-Alessandrino (00171 e 00172) con circa 20mila, e poi tra 20 e 20.500 Acilia nord-Dragona (00126) verso il litorale, Torrespaccata-Torre Maura (00169) ancora a est e Labaro-Prima Porta-Santa Cornelia (00188) a nord, quindi con poco più di 21mila a est sempre nella città compatta Pigneto-Acqua Bullicante (00176), Pietralata (00158), Villa Gordiani-Casilino-Torpignattara (00177), ad ovest Montespaccato-Casalotti-Massimina (00166) e Trullo-Corviale-Ponte Galeria (00148), sul litorale Ostia Ponente (00121).

L’indice di concentrazione del reddito lordo, calcolato utilizzando la formula di Gini per classi di contribuenti [4] (mappa in alto a destra), è poco confrontabile con altre analisi per stati o per regioni che solitamente si basano sui redditi disponibili delle famiglie. Sebbene in lieve riduzione rispetto al 2019, continua comunque a mostrare una forte correlazione con i redditi più elevati: nella città storica e nella città ricca dove il reddito lordo è maggiore, è anche concentrato in modo diseguale, e viceversa nella città del disagio dove il reddito lordo è minore, questo è distribuito in maniera più equa tra i residenti. L’indice di Gini più alto è infatti 0,61 nel Centro Storico (00186), seguito con 0,56-0,57 da Parioli (00197) e Quirinale-Spagna-XX Settembre (00187), e poi tra 0,51 e 0,54 Pinciano-Trieste (00198), Prati-Borgo (00193), Fleming-Tor di Quinto (00191), Trastevere-Testaccio-Aventino (00153) e Monte Mario-Ottavia-Camilluccia (00135). Il valore minimo è invece 0,35-0,36 in molti quartieri popolari della periferia est: Torrespaccata-Torre Maura (00169), Tuscolano-Don Bosco (00175), Borghesiana-Castelverde-Ponte di Nona (00132), Centocelle-Quarticciolo-Alessandrino (00171 e 00172), Settecamini-Casal Monastero (00131), Colli Aniene-Tor Sapienza-La Rustica (00155), Cinecittà-Anagnina-Romanina (00173), ma anche Acilia nord-Dragona (00126) verso il litorale.

Tra il 2019 e il 2020 sono variati sia il reddito complessivo medio (mappa in basso a sinistra) sia il numero di contribuenti (mappa in basso a destra). A comportarsi in maniera specularmente opposta sono due tra i quartieri più ricchi della Capitale: se infatti il Centro Storico (00186) aumenta il reddito medio di 1900 euro, Quirinale-Spagna-XX Settembre (00187) ne perde altrettanti. Migliorano rispetto al 2019 anche Nomentano-Policlinico (00161, +1600), Monteverde Nuovo-Colli Portuensi (00151, +1100), San Paolo (00145, +900) e Salario Africano (00199, +780). A peggiorare sono anche Prati-Borgo (00193, -890), Spinaceto-Trigoria-Vallerano (00128, -770) e Prati-Giulio Cesare (00192, -540). Mentre l’andamento molto positivo del Centro Storico andrebbe approfondito ulteriormente, la dinamica negativa delle altre zone centrali può essere spiegata con la chiusura di molte attività di commercio e ristorazione rispettivamente per lo smart working degli impiegati negli uffici pubblici e privati intorno a via Veneto e via XX Settembre, e per la quasi totale scomparsa dei flussi turistici a Prati e al Vaticano. Il numero di contribuenti diminuisce invece ovunque a Roma, a rappresentare comunque un impatto generalizzato della crisi economica, con riduzioni superiori a -3% tutte concentrate nelle zone centrali di Monti-Celio (00184), Esquilino-Termini-San Lorenzo (00185), Quirinale-Spagna-XX Settembre (00187), Prati-Borgo (00193) e Flaminio-Villaggio Olimpico (00196).

Riferimenti bibliografici

Lelo, K, Monni, S.,Tomassi, F. (2021) “ Le Sette Rome. La capitale delle disuguaglianze raccontata in 29 mappe”. Donzelli Editore, Roma.

Lelo, K, Monni, S.,Tomassi, F. (2019) “Le mappe della disuguaglianza. Una geografia sociale metropolitana“. Donzelli Editore, Roma.

MEF (2022) Statistiche sulle dichiarazioni fiscali analisi dei dati IRPEF anno Imposta 2020.

MEF (2021) Statistiche sulle dichiarazioni fiscali analisi dei dati IRPEF anno Imposta 2019.

MEF (2021) Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva.

MEF (2020) Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva.


NOTE

[1] Scarica qui gli open data

[2] La popolazione dei Cap è molto variabile, dai 105mila residenti delle Torri (00133, dove rientra gran parte del VI Municipio con Tor Bella Monaca, Torre Angela, Torrenova, Torre Gaia, Tor Vergata, Giardinetti, Villaggio Breda, Fontana Candida, Passo Lombardo) agli 8mila di Prati-Borgo (00193).

[3] Il Cap 00119 di Ostia Antica, dove risulta un reddito medio estremamente basso pari a 16mila euro, è escluso dall’analisi perché i dati riportati nel dataset MEF non appaiono affidabili e coerenti, con 29.300 contribuenti che dichiarano redditi a fronte di soli 10.500 residenti.

[4] Un grazie particolare alla Prof.ssa Marilena Barbieri che ci ha aiutato a rivedere le stime dell’indice di concentrazione del reddito lordo, calcolato utilizzando la formula di Gini per classi di contribuenti.

= numero di classi
= frequenza cumulata di unità
= quota cumulata di reddito

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